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Olbia, 20 quintali di rifiuti in mezzo alla natura: l’intervento di Plastic Free Onlus

37 volontari di Plastic Free hanno raccolto 20 quintali di rifiuti a Monte Plebi. Non solo spiagge: l’abbandono dei rifiuti colpisce anche l’entroterra.



L’Italia è famosa nel mondo per le sue bellezze naturali e paesaggistiche: dalle Alpi alle coste mediterranee, ogni angolo del Paese ha qualcosa di unico. Eppure, non sempre valorizziamo ciò che abbiamo, anzi, spesso siamo proprio noi a rovinarlo. Uno dei problemi più evidenti che affliggono i nostri territori, sono sicuramente i rifiuti: ogni giorno ne produciamo tonnellate, che poi devono essere gestite e smaltite. E se l’andamento generale vede un calo progressivo dei rifiuti (dal 2009 ad oggi di ben 3 milioni!), siamo ancora lontani dal risolvere il problema alla radice.



La Sardegna non è immune da questa sfida. Nel 2022, sono state prodotte 732.071,44 tonnellate di rifiuti urbani, con una riduzione del 2,5% rispetto al 2021. Un segnale positivo, ma ancora i numeri sono troppo grandi: ogni abitante dell’isola, infatti, genera in media 465 kg di rifiuti all’anno.


Quando si parla del problema rifiuti in Sardegna, spesso si limita lo sguardo all’impatto sulla costa: il turismo e la bellezza del mare rendono ancora più evidente il danno causato dalla plastica e dai rifiuti lasciati sulle spiagge. Ma il problema non riguarda solo il litorale. Anche nelle zone interne si trovano discariche abusive, materiali ingombranti abbandonati, oggetti lasciati lungo i sentieri o nelle campagne.



Photocredit: Unione Sarda
Photocredit: Unione Sarda

Un esempio concreto arriva da Olbia dove, il 16 febbraio scorso, 37 volontari di Plastic Free hanno raccolto quasi 20 quintali di rifiuti a Monte Plebi, una collina sopra la città. In mezzo a sacchi di plastica e rifiuti sparsi, sono stati recuperati 300 kg di bottiglie di vetro, copertoni, lavatrici, termosifoni e persino pezzi di arredamento. Tra i materiali più problematici, una ventina di mastelli neri industriali usati in agricoltura e oltre 50 flaconi di olio esausto, un rifiuto altamente inquinante, che può alterare il suolo impedendo il passaggio di acqua e nutrienti.


 «Tutto ciò è ancora più inspiegabile dato che i Comuni garantiscono il servizio di raccolta domiciliare dei rifiuti ingombranti – ha dichiarato Maria Francesca Carone, referente regionale di Plastic Free Onlus, ha sottolineato la gravità della situazione - Basta chiamare e concordare un appuntamento per il ritiro del materiale, mettendolo semplicemente fuori dalla porta di casa. Incredibile vedere in quali posti impervi riescano a gettare vecchi elettrodomestici quando basta una telefonata per liberarsene». 

Eppure, c’è chi preferisce caricare un materasso in macchina, guidare fino a una collina e scaricarlo nel verde. Un comportamento che fa pensare più a una questione culturale, che all’effettiva difficoltà di smistamento dei rifiuti. 


Purtroppo nessuna legge, nessun servizio di raccolta e nessuna multa possono fare la differenza se manca la responsabilità collettiva. Ma nel frattempo, fortunatamente, qualcosa sta cambiando: l’attenzione verso il problema dei rifiuti sta crescendo, e le iniziative di volontariato lo dimostrano. Sempre più persone scelgono di partecipare attivamente alla tutela dell’ambiente, come dimostrano i 37 volontari di Plastic Free e tante altre realtà del territorio. Forse la chiave sta proprio qui: invece di pensare ai rifiuti solo come un problema, possiamo iniziare a considerarli come un'opportunità per migliorare il nostro territorio, per muoversi come comunità e cambiare, una volta per tutte, la cultura legata allo smaltimento dei rifiuti.

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